Villa della Magliana
La Villa della Magliana è la più antica sede dei Papi della Campagna Romana. È ubicata lungo la via Portuense, tra la riva destra del Tevere e l’attuale via della Magliana, in un vasto fondo dove già nel Medioevo (XI sec.) esisteva un casale Manlianum di proprietà del Monastero di S.Pancrazio. Nella seconda metà del XII sec. la tenuta passò al Monastero di S. Cecilia, che ne manterrà la proprietà sino al XIX sec.
Al sesto decennio del ‘400 risale la costruzione di un casino di caccia voluto da Nicolò Forteguerri divenuto cardinale della chiesa di S. Cecilia, il quale inaugurò la tradizione venatoria del fondo che, per la sua prossimità al Tevere, era un territorio particolarmente ricco di selvaggina. Anche negli anni successivi infatti, la tenuta fu teatro di battute di caccia e festini, di cui fu animatore di rilievo il Conte Girolamo Riario, nipote di Sisto IV della Rovere.
Nel 1484, con l’elezione di Papa Innocenzo VIII, la Magliana crebbe d’importanza divenendo, oltre che residenza di caccia, anche luogo privilegiato per brevi soggiorni di villeggiatura del nuovo Papa e sede di rappresentanza. Al Papa si deve la costruzione del palazzetto omonimo che costituisce l’ala più antica dell’attuale complesso. Lo stile severo del lato esterno dell’edificio innocenziano e le solide mura indicano chiaramente la presenza anche di una funzione difensiva, resa necessaria dai continui pericoli di assalti ed incursioni dei nemici.
Ma il periodo di massimo spledore del complesso iniziò con l’avvento di Papa Giulio II (1503-1513) della Rovere, proseguendo sotto Leone X (1513-1521) Medici. Grazie a loro, la dimora fu trasformata in una nobile villa residenziale, frequentata da letterati, artisti e musicisti. Lo spazio esterno alla residenza fu sistemato a giardino e corredato da una uccelliera, mentre la tenuta fu interessata da lavori per migliorare le coltivazioni.
Al progetto di ampliamento ed abbellimento della villa furono chiamati i più celebri artisti del Rinascimento italiano. Giuliano da Sangallo si occupò del progetto architettonico complessivo, inserendo elementi quali il portico, la loggia-belvedere, il “salone delle Muse” nel piano nobile, la fontana che si erge al centro del cortile.
Il Bramante fu impegnato nella realizzazione della Cappella dedicata a S.Giovanni Battista; Raffaello ed i suoi discepoli e Gerino da Pistoia, allievo del Perugino, eseguirono la decorazione pittorica. Nel corso dell’800 però, molte di queste preziose opere pittoriche furono distaccate e trasferite in luoghi diversi: Museo del Louvre di Parigi, Museo d’Arte di Narbonne, cappella Grassi a Lora (Como), Museo di Roma – Palazzo Braschi.
Dal XVII secolo, anche a causa dell’insorgenza della malaria, la villa cadde in progressivo abbandono, ridotta a casale agricolo; per la sua rinascita dobbiamo attendere il 1959, quando fu ceduta dallo Stato Italiano all’Ordine dei Cavalieri di Malta che la riadattarono, trasformandola nell’attuale Ospedale intitolato a S.Giovanni Battista.
Alessandra Reggi (tratto da Atlante dei Beni Culturali delle Aree Naturali Protette di RomaNatura)