Villa Sacchetti e Casali Torlonia
L’area della “Valle dell’Inferno”, ovvero il declivio compreso tra via della Pineta Sacchetti ed il fondovalle di via di Valle Aurelia, un tempo costituiva una delle più estese tenute fuori Porta Angelica: la tenuta del Pigneto, così denominata a partire dal XVII sec. per la presenza di un suggestivo boschetto di pini. Il vasto fondo era conosciuto anche come Vigna Sacchetti, in quanto costituitosi attraverso l’acquisizione progressiva (1598-1644) di alcuni terreni (Pedica del Giannotto, poi Tenuta del Casaletto di Pio V, Tenuta della Balduina, Casale Pucci) da parte della famiglia Sacchetti, originaria di Firenze, stabilitasi a Roma attorno alla metà del ‘500. Le fonti archivistiche descrivono una tenuta organizzata con una parte rurale ed una padronale: la prima costituita da vari appezzamenti dati in enfiteusi e coltivati a vigna, alcuni canneti, una ragnaia, sugherete e prati nel fondovalle arricchiti da numerosi fontanili che captavano le acque dal vicino acquedotto Traiano-Paolo; la seconda caratterizzata da un casino nobile, ora distrutto, che fu opera di Pietro da Cortona, artista che godeva della fiducia della famiglia fiorentina, già autore del casino della villa di Castel Fusano. La data di costruzione della dimora non è certa, anche se probabilmente è collocabile tra il 1625 e il 1630. La costruzione fu avviata per volontà di Marcello Sacchetti, una figura particolare di erudito e viaggiatore, e alla sua morte (1629) continuata dai fratelli Matteo e Giulio (nominato Cardinale nel 1626). Il progetto di Pietro da Cortona, realizzato forse riutilizzando un edificio preesistente, fu volto ad edificare una lussuosa villa suburbana, adatta a brevi soggiorni, adeguata allo status sociale della nobile famiglia.
Num
erose sono le rappresentazioni iconografiche che ritraggono la villa, le quali, seppur talvolta non esenti da contributi di fantasia, testimoniano il carattere particolarmente innovativo dell’edificio che la rese simbolo e modello della villa barocca. Si trattava di un complesso articolato con logge, ninfei, statue e giochi d’acqua, di forte impatto scenografico, affiancato da un singolare monumento, il Mausoleo dell’Asino Grillo: un’antica urna romana dove, secondo la tradizione, sarebbe stato sepolto un asino particolarmente caro al Cardinale Giulio. Controverse ed incerte appaiono le motivazioni del precoce e rapido degrado ed abbandono subito dall’edificio e dalla tenuta (tra il XVII ed il XVIII sec.), culminato con la distruzione del casino dovuta alla costruzione (mai ultimata) del Cimitero di S. Lazzaro. Nel 1861 i Sacchetti cedettero l’intera tenuta al principe Alessandro Torlonia che provvide a restaurare due casali preesistenti al casino, e fece impiantare una nuova pineta. Oggi, del casino e dell’originario boschetto di pini che diedero fama alla tenuta, rimangono solo pochi elementi residuali legati alla villa, parzialmente coperti dalla vegetazione. Diversamente si preservano i Casali Torlonia che, acquisiti dal Comune di Roma, sono destinati ad uso pubblico.
Alessandra Reggi (tratto da Atlante dei Beni Culturali delle Aree Naturali Protette di RomaNatura)